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Un italiano su tre digrigna i denti. Come rimediare

Secondo recenti studi tra i 15 ed i 18 milioni di italiani digrignerebbero i denti. Nel mondo il 12% delle persone soffre di bruxismo notturno, mentre circa il 30% avrebbe episodi nel corso della giornata.
Il bruxismo, questo il nome dell’abitudine di stringere e digrignare i denti (cioè farli strisciare gli uni contro gli altri), si manifesta per lo più di notte in particolari periodi di stress e tensione, ma anche alcuni comportamenti a rischio come l’utilizzo di alcol e droghe posso favorirne l’insorgenza. Spesso chi ne soffre non se ne rende conto.
I danni sono provocati dalla frequente sfregatura delle arcate dentarie una contro l’altra e possono essere anche molto seri e con il tempo, danneggiare lo smalto dei denti (favorendo la carie) o nei casi più gravi provocare fratture e danni parodontali.
Le strutture coinvolte sono i denti, le ossa mascellari, le gengive, i muscoli della masticazione e le articolazioni temporomandibolari. Digrignare i denti comporta una notevole usura. Se invece prevale l’atto di stringerli forte tra loro, l’usura sarà minore ma si formeranno piccole infrazioni dello smalto, fessure o spaccature dovute alla pressione esercitata e danni muscolari.

I SEGNALI di un possibile bruxismo sono: una dentatura danneggiata o consumata, il rumore notturno, la sensazione di tensione mandibolare al risveglio o di dolore localizzato alle arcate dentali e la ricorrenza di cefalee muscolo-tensive.

Queste le CONSEGUENZE del bruxismo: fratture o scheggiature dei denti naturali ma anche di quelli protesizzati, la perdita di otturazioni e la decementazione di capsule o ponti.

Ma quali sono i RIMEDI?
Il bite, un dispositivo medico su misura realizzato dal dentista, può proteggere i denti durante la notte. Indossato sui denti evita che questi entrino in contatto diretto evitandone in questo modo l’usura.
Si tratta però di un dispositivo che deve essere fatto su misura e costantemente controllato dal dentista. In caso contrario un bite erroneamente realizzato e non ottimizzato in bocca può provocare dolori e seri problemi alla masticazione.


Fumare fa male anche all’impianto

“Aumentare le imposte sui tabacchi ne scoraggia l’acquisto, riduce cancro e malattie cardiache, promuove il benessere economico”.
E’ questo l’appello inviato al governo da parte di società scientifiche e istituzioni sanitarie, tra cui ANDI e Fondazione ANDI. Aumentare la tassazione delle sigarette e gli altri prodotti di tabacco di un euro per finanziare il SSN e campagne per la prevenzione delle malattie da fumo, è la proposta delle Società scientifiche ed associazioni firmatarie della proposta.

Anche la salute orale è minacciata dal fumo: dal tumore del cavo orale fino agli inestetismi derivati alla discromia del colore dei denti ma anche la perdita dell’impianto dentale, sono tra le conseguenze. Da non trascurare che oltre l’80% circa di tutti i tumori maligni della bocca (labbra, guance, lingua, gola, gengive etc.) è attribuibile all’uso di tabacco.
La ricerca scientifica ha ampiamente dimostrato il ruolo (negativo) del fumo di compromettere la guarigione delle ferite. Diversi studi hanno anche dimostrato gli effetti negativi del fumo sulla salute orale tra questi, uno studio clinico ha osservato che i fumatori avevano una maggiore prevalenza di parodontite moderata e grave e una maggiore prevalenza di perdita di attacco e di recessione gengivale rispetto ai non fumatori, constatando una più povera salute parodontale nei fumatori.

E’ stato, anche, rilevato che il fumo può compromettere il successo di impianti dentari, e nello specifico comportava la perdita precoce dell’impianto, complicanze come la perimplantite ed una maggiore perdita di osso marginale, determinante per la stabilità dell’impianto.
Ricerche scientifiche che hanno dimostrato come il fumo può ridurre il successo implantare sia perché la nicotina assunta cronicamente per diverso tempo orienta verso una struttura ossea più rarefatta, interagisce negativamente sul sistema immunitario dell’organismo ritardando, anche, i meccanismi di guarigione delle ferite e altera l’attività fibroblastica.
Il fumo, quindi, danneggia il tessuto osseo e i tessuti molli anche perché va a modificare la circolazione e la microcircolazione ematica. Anche per questi motivi è consigliato un protocollo di sospensione dal fumo per 1 settimana prima e per 8 settimane dopo l’intervento chirurgico per posizionare gli impianti. Ma il consiglio migliore, e non solo per la salute orale, è smettere di fumare.


L'intarsio dentale in alternativa all'otturazione

Il processo carioso erode parte dello smalto e della dentina del dente, la cura consiste nell’asportazione della parte “cariata” da parte del dentista.
La parte asportata del dente viene poi ricostruita con materiale da otturazione, se non è molto estesa. Un tempo il materiale utilizzato era prevalentemente l’amalgama dentale, materiale oggi utilizzato in rare situazioni cliniche. Oggi le “otturazioni” vengono prevalentemente realizzate in composito, materiale altamente estetico, che il dentista modella nella cavità del dente ricostruendo l’anatomia originale e ripristinando la funzione masticatoria.
Alternativa all’otturazione in composito è l’intarsio: un dispositivo protesico che permette di conservare la parte del dente rimasta sana e di sostituire la parte compromessa, anche quando questa sia molto estesa, con ottimi risultati estetici e funzionali. L’intarsio viene prevalentemente realizzato sui denti posteriori andando a riempire la cavità creatasi dopo la rimozione dei tessuti cariogeni, rispetto all’otturazione tradizionale ha migliori caratteristiche fisiche, per via dei materiali utilizzati, ed estetiche. In linea generale l’intarsio viene consigliato nei casi in cui si vanno a ricostruire parti più estese del dente rispetto a piccole cavità.
Per realizzare l’intarsio il dentista deve preparare la cavità e rilevare l’impronta che viene inviata al laboratorio odontotecnico per la realizzazione. Con le tecniche digitali, oggi, è possibile realizzare il dispositivo anche direttamente in studio. L’intarsio viene poi “cementato” con tecniche chiamate “adesive” che rendono un tutt’uno dente e dispositivo protesico. Gli intarsi possono essere realizzati in oro (oggi tecnica quasi in disuso per esigenze estetiche) o in materiali estetici come compositi, ceramiche e nuovi materiali.
Tra i vantaggi di questa tecnica ci sono un’altissima durabilità, biocompatibilità ed ottima protezione del dente.


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